Per una diversa direzione di marcia: Sciopero regionale 16 dicembre 2022
Non si sciopera mai a cuor leggero.
Lo sciopero costa ai lavoratori, pesa in termini di responsabilità ai dirigenti sindacali che lo proclamano, ma quando ci vuole, ci vuole.
In audizione parlamentare per la Legge di bilancio, la UIL ha detto chiaramente che “manca una direzione di marcia”.
Inoltre, le cose che ci sono -a parte il caro bollette ereditato dal governo Draghi e un aumento di 7,67 euro delle pensioni minime-, evidenziano volontà e interessi di parte in contrasto con il riequilibrio socioeconomico di cui il Paese ha urgente bisogno e anche una forte dose di cinismo politico nel perseguire obiettivi clientelari antistorici.
Un esempio di questo tipo sono i pagamenti in contanti che agevolano, piuttosto che combatterla, l’evasione fiscale.
Una valutazione fortemente negativa che non poteva rimanere senza seguito, a conferma che le richieste e le piattaforme unitarie presentate ai precedenti governi sono sempre valide, oggi più di ieri, e che vincere le elezioni non significa licenza di fare e disfare come meglio si crede.
In nome di una riduttiva idea della democrazia, anche economica, scollegata dai diritti di cittadinanza sottomessi a logiche elettorali che contrastano con l’interesse generale e nazionale.
La democrazia è sostanza, non solo forma e conteggio per decidere chi comanda a proprio piacimento.
Decidere e governare nel rispetto dei vincoli della Costituzione è cosa ben diversa.
Il lavoro è completamente assente.
Come se fossimo vicini alla piena occupazione e non esistesse quella “disgrazia sociale” che genericamente chiamiamo precariato, di cui sono vittime predestinate tanti giovani e donne alle quali si rende impossibile conciliare vita e lavoro.
Le misure adottate non si pongono nemmeno questo grave problema o tendono perfino a consolidarlo ed aggravarlo con la filosofia dei voucher.
Quanta illegalità, lavoro nero e fenomeni connessi derivano dall’enorme circolazione di denaro contante voluta da questo governo?
L’avversione ai pagamenti trasparenti è impressionante nel mettere in evidenza il perché e nell’interesse di chi si autorizzano 8 pagamenti su 10 in contanti, al di sotto dei 60 euro.
Questa misura mette in allarme e discussione sia la Corte dei Conti sia il rispetto degli impegni assunti con la Commissione Europea nell’ambito del Pnrr.
La “faticosa” lotta all’evasione viene abbandonata e contraddetta con ennesimi condoni mascherati e ammiccamenti che ci riportano indietro.
Mettendo insieme le varie misure viene fuori un Paese ancor più squilibrato e disarticolato di quanto lo sia già, in controtendenza rispetto a quel tanto di visione riformatrice presente nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, non rispettando il quale si mettono a rischio i prestiti e le somme a fondo perduto destinati all’Italia dall’Europa.
Una delle condizioni riguarda proprio la riduzione di evasione fiscale nell’ordine di almeno 12 miliardi l’anno.
Nulla di sorprendente, quindi, riguardo alla mobilitazione con iniziative, assemblee, manifestazioni e anche scioperi, come quello che si farà in Lombardia il 16 dicembre, concordato dalla nostra Confederazione assieme alla CGIL ma senza la Cisl.
Perché questa mancanza di unità, di cui avvertiamo il peso e le implicazioni da parecchio tempo a questa parte?
Cos’è questa voglia di distinguersi a tutti i costi e il continuo richiamo a una supposta identità fuori dal tempo e dalla storia?
Le nuove generazioni di lavoratori hanno bisogno di tutt’altro che di miope competizione organizzativa di cui si avvantaggiano le controparti, non certo i lavoratori.
Il Sindacato è unitario alla base, per sua natura e scopo.
Non ha bisogno di particolari ragioni per tenere insieme i lavoratori e mantenersi unito nel loro interesse, per incidere nei confronti dei governi che si alternano alla guida del Paese, per contrattare efficacemente con le aziende e le associazioni di categoria.
L’autonomia del Sindacato dai partiti e dai governi è una precondizione importante che trova la sua pratica attuazione sui contenuti, nelle valutazioni di merito.
Anche nei confronti del governo in carica, come abbiamo sempre fatto e dobbiamo continuare a fare, non certo mediante un distacco incomprensibile dalle nostre stesse rivendicazioni.
Un conto è valutare senza pregiudizi i singoli “provvedimenti”, altra cosa è rapportarsi con un governo che si propone di indebolire ulteriormente la protezione sociale, la quale, viceversa va rafforzata, soprattutto nella Sanità e nella Scuola, con una percentuale di Pil quanto meno analoga a quella di Paesi comparabili con l’Italia, come la Francia la Spagna e la Germania.
Quando l’inflazione è a due cifre, può apparire incremento anche un taglio netto sostanziale delle retribuzioni, pensioni e prestazioni, come si sta verificando sistematicamente, con rivalutazioni nominali inadeguate e perfino penalizzanti per effetto del drenaggio fiscale che colpisce ulteriormente i redditi medio bassi attraverso il passaggio ad aliquote fiscali superiori pur riducendo il loro potere di acquisto. Una volta si chiamava Fiscal drag.
I problemi del lavoro e dei lavoratori sono semplicemente ignorati, come se bastasse affrontarli solo ed esclusivamente dal lato delle imprese e come se queste fossero tutte uguali.
Se il buongiorno si vede dal mattino, dalla Legge di bilancio voluta dal governo Meloni emerge il vecchissimo modello di sviluppo del lasciar fare al mercato, all’impresa e agli imprenditori, rispetto ai quali i lavoratori sono e devono rimanere totalmente subalterni.
Altro che partecipazione e sviluppo sostenibile.
In Lombardia le ragioni per scioperare sono ancor più forti ed evidenti, la più nota delle quali riguarda la sanità squilibrata a favore dei privati che obbliga tantissime persone a pagare visite e prestazioni di cui avrebbero diritto, per effetto dell’insopportabile problema delle liste di attesa.
L’assenza della CISL pesa e rattrista, purtroppo non trova buone spiegazioni.
Ciò nonostante non bisogna drammatizzare, non dobbiamo rompere i ponti, tutt’altro.
Non sarà facile, noi in categoria, a Milano e in Lombardia, ne sappiamo qualcosa.
Il Sindacato è uno strumento. È una organizzazione di scopo.
Quando si perde di vista questa consapevolezza e il fine principale diventa una politica di organizzazione fine a se stessa senza anima e spirito unitario, si va fuori strada.
Non c’è identità che tenga.
Essere veramente e sinceramente unitari non è un optional ma ciò di cui hanno veramente bisogno le persone che rappresentiamo.
G.G.