Umanità differenziata: altro che autonomia differenziata
Il governo vuole riformare l’Italia attraverso una autonomia differenziata di segno opposto al riequilibrio strutturale di cui ha bisogno e per il quale lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato concepito.
L’autonomia è una cosa seria, importante, non è il contrario di una politica di sviluppo economico e sociale unitaria imperniata sulla sostenibilità.
Uno sviluppo che diventa impossibile se ogni regione va per conto proprio su temi che incidono sulla vita delle persone come il lavoro, la sanità, la scuola, la formazione e la sicurezza, i trasporti, l’energia, le infrastrutture, i porti e gli approvvigionamenti, con una frammentazione di competenze opposta al bisogno di tenere insieme e di “competere” a livello internazionale.
Un modo di intendere l’autonomia foriero di iniquità che andrebbero ad aggiungersi agli squilibri già esistenti.
Ne verrebbe fuori un insieme confuso di staterelli al posto del rafforzamento dell’Italia unitaria nel contesto di un rinnovato spirito europeo.
Chi li garantisce i servizi connessi alla piena attuazione dei diritti civili e sociali sull’intero territorio nazionale?
Come minimo andrebbero escluse scuola e sanità. Avamposti di autentica cultura civile e sociale unificante.
Determinare LEA (livelli essenziali di assistenza) e LEP (livelli essenziali delle prestazioni) sulla carta, senza la certezza di adeguati finanziamenti, è un inganno.
Qualcuno parla di autentica truffa.